Taake è da sempre sinonimo di true norwegian black metal; forse più di ogni altra band il progetto di Hoest – giunto con questo “Noregs Vaapen” alla quinta fatica sulla lunga distanza – incarna oggi lo spirito e l’attitudine, ma anche il sound – devoto alla tradizione ed al tempo stesso reinterpretato da anni in modo assolutamente personale – di questo genere, dalla cui influenza non si può prescindere e dal quale molti tendono, ovviamente solo a parole, a prendere le distanze (perchè sputare nel piatto dove si mangia è uno sport molto in voga). Questo nuovo lavoro del nostro, che come di consuetudine si avvale della collaborazione di alcuni ospiti illustri – in questa occasione Nocturno Culto, Attila Csihar e Demonaz –, recupera molte suggestioni di “Hordalands Doedskvad” senza tralasciare l’approccio leggermente più easy listening ed immediato dell’ultimo omonimo album. Il guitarwork è decisamente ispirato (ascoltare per credere il riff iniziale dell’opener “Fra Vadested Til Vaandesmed”, così violento e malinconico allo stesso tempo) e dà corpo alle classiche atmosfere nordiche, tratteggiando – con poche ed efficaci linee – paesaggi nebbiosi, sepolti da una spessa coltre di neve. Le trame chitarristiche nascondono melodie sinistre ed avvolgenti ma non sono scevre da passaggi che potremo definire rock n’ roll oriented – influenza questa che Hoest esterna soprattutto in sede live: “Du Ville Ville Vestland” è l’esempio perfetto di quanto appena detto, con un passaggio centrale rallentato chiaramente debitore dei Satyricon di “Rebel Extravaganza”, disco a mio giudizio fondamentale per l’influenza che ha avuto sul black metal a venire. In questo equilibrio tra sonorità radicate nella prima metà degli anni novanta e tentazioni moderniste si insinua una vena compositiva vagamente progressiva, che del resto ha sempre caratterizzato i lavori del combo norvegese: non si spiegherebbero altrimenti i numerosi ed a volte piuttosto intricati cambi di tempo, le fulminee intrusioni thrasheggianti, l’uso di strumenti inconsueti, come il mellotron o il banjio, che viene utilizzato per uno spiazzante assolo nella parte finale di “Myr”. I brani nel complesso più rappresentativi di quest’opera, che non conosce cali di tensione nè momenti di stanca, sono il singolo “Nordbundet”, massiccio mid tempo, che esplode successivamente in un assalto ferale al fulmicotone, particolarmente adatto per l’esecuzione dal vivo; e l’epica e magniloquente “Helvetesmakt”, carica di echi bathoryani: due brani che racchiudono le diverse anime di un disco che riesce ad essere estremamente compatto pur nella sua eterogeneità. Completa il quadro la prova vocale di Hoest, che come sempre sfodera un cantato aggressivo che sovrasta le note, tagliente come lama di rasoio. “Noregs Vaapen” è un album robusto e maturo, che ci riconsegna una gruppo in grande forma: il black metal vive, nonostante tutto.
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