Valkyrja – Throne Ablaze

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“…Nella mitologia norrena una valchiria è un essere femminile al servizio di Odino che decide chi in battaglia può morire o sopravvivere. Dopo aver scelto i caduti in battaglia, le valchirie portano una parte dei loro prescelti al Valhalla, la sala dell’aldilà dei guerrieri governata da Odino e la restante parte al campo Fólkvangr, presieduto dalla dea Freia… [cit.]”. Un moniker pagano ed epico per questi ragazzi provenienti dalla capitale svedese che di pagano in realtà non hanno proprio nulla, come loro stessi tengono a sottolineare nelle varie interviste fatte. Con un esordio discografico sulla lunga distanza datato ormai 2007, i metallari di Stoccolma con questo “Throne Ablaze” pongono il loro quarto sigillo discografico mettendo le cose in chiaro: l’affermazione e la crescita del loro status di blackened death metal  band di punta della World Terror Comittee. Questa nuova fatica blasfema può essere definita un ottimo esempio, sotto tutti i punti di vista, di una classica release di questo genere che al giorno d’oggi va tanto di moda nelle retrovie underground, a partire dalle canzoni stesse, croce e delizia di tantissimi dischi dello stesso genere, tendenti spesso ad essere un mero loop e una fotocopia le une dalle altre, alla produzione senza pecche e di qualità superiore, passando attraverso una performance davvero ottimale della band.

Ma bisogna andare per gradi per non perderci in chiacchiere. Partiamo dal principio: quando si tratta dell’ormai abusato blackened death metal la situazione è più complessa che mai in quanto è di sicuro un genere che ha piglio su varie frange di ascoltatori, basta pensare a tutto lo zoccolo duro che ascolta metal estremo, ai neofiti che si stanno appena adesso approcciando, a quelli che prediligono composizioni pesanti ma anche complesse; possiamo dire che si tratta di un sottogenere che può rendere felici più e più fazioni di metallari, dai più alternativi a quelli più ortodossi rischiando, però, di essere un qualcosa di eccessivamente derivativo che, col passare del tempo, poco lascia se non qualche refrain interessante, qualche bella struttura melodica o strumentale di pregevole esecuzione. “Throne Ablaze” ricalca queste caratteristiche in buona parte; i Valkyrja confezionano un disco in maniera furba e sapiente centrando in pieno il loro obbiettivo. I quarantotto minuti della nuova fatica scorrono in maniera eccezionalmente fluida e diretta senza creare alcun tipo di sobbalzo ma neppure facendo venire voglia di schiacciare il tasto “fwd” in maniera netta. Non siamo sulla classica montagna russa con picchi compositivi fronteggiati in trincea da altrettanti lacrimevoli episodi nella durata del disco. La doppietta d’apertura, al netto dell’incipt “In Ruins I Set My Throne”, formata da “Crowned Serpent” e “Opposer Of Light” funge da biglietto da visita per chi non conosce questa band, alternandosi i compiti: la prima inizia con un tornado di blast per poi prendere un andamento più cadenzato; la seconda invece inizia con un midtempo che a sua volta diventa una tempesta indiavolata di tuoni e fulmini. Una delle mosse azzeccate è stata questa, l’alternare pezzi veloci ad altri più riflessivi ed intimisti, senza mai perdere di vista la potenza e la violenza che diventa sia sonora che psicologica.

“Trascendental Death” rappresenta alla perfezione il brano dove l’enfasi mentale è alle stelle, un brano che ti trascina lentamente nell’oscurità per poi divenire un orco con la clava in preda a un raptus di follia sino che questo, esaurite le proprie forze, si adagia su se stesso, ed il finale in dissolvenza con un guitar solo che trae ispirazione dai Cradle Of Filth più romantici non fa altro che sottolineare la drammaticità di questa composizione. Un disco ambizioso “Throne Above”, così come la finale titletrack che si intreccia in nove minuti labirintici nei quali il combo mette in mostra tutto il proprio repertorio con, ancora una volta, un solo di chitarra che sembra uscito da un guitar hero a caso sulla cresta dell’onda negli anni novanta, tanto è il calore melodico espresso. Non dare una chance a questo disco sarebbe un peccato mortale, pertanto riteniamo che passare un’oretta scarsa negli angoli più oscuri del Valhalla in compagnia dei Valkyrja sia cosa buona e giusta.